PROBLEMI E MINACCE

Il Pigelleto ha un’elevata importanza naturalistica in quanto è in gran parte occupato da ecosistemi forestali continui, maturi e di elevata caratterizzazione ecologica. Uno degli aspetti di maggiore rilievo è la presenza di popolamenti di faggio con abete bianco di origine autoctona .L’indigenato dell’ Abete bianco alle falde del Monte Amiata risale all’antichità come testimoniano sia studi palinologici sia fonti storiche. All’epoca romana i boschi di abete bianco si estendevano anche verso la maremma, mentre oggi sono limitati a dei lembi tra 600 e 900 m di quota, segnalati come biotopi di rilevante interesse vegetazionale, al Vivo d’Orcia, al Convento della SS. Trinità presso Santa Fiora e al Pigelleto di Piancastagnaio. La presenza di popolamenti di probabile origine autoctona costituisce un aspetto di rilievo sia per l’ambito locale che per quelli regionale e nazionale in quanto le popolazioni di questa specie autoctone ancora presenti sono ridotte a pochi lembi relitti. Necessita quindi una migliore conoscenza sui caratteri genetici e predisporre le azioni necessarie per la loro conservazione.

Per una corretta definizione delle azioni da realizzare sono state analizzate le minacce cogenti nel SIC; di seguito riportiamo una schematizzazione di queste.

Minaccia 1: scomparsa delle piante vetuste di sicura origine autoctona per aggressione da parte di agenti patogeni quali batteriosi dell’abete bianco, phomes e armillaria.

La maggior parte delle piante adulte mature si presenta con evidenti segni di senescenza (nidi di cicogna, alleggerimento delle chiome, ecc.) e pertanto si prevede una riduzione significativa degli individui portaseme nei prossimi 10 anni per morte naturale, con la conseguente perdita di vetustà da parte dell’habitat alla quale è connessa la presenza di specie animali e vegetali d’interesse e una riduzione significativa di possibilità di disseminazione naturale dell’abete autoctono.

Minaccia 2: erosione genetica della popolazione di abete bianco autocnono in seguito a incrocio libero con nuclei di abete bianco di origine alloctona presenti nel SIC e all’assenza di interventi selvicolturali finalizzati alla liberazione dei nuclei di rinnovazione di origine autoctona presenti.

All’interno del SIC sono presenti alcuni impianti di conifere a prevalenza di abete bianco nei quali è stato impiegato materiale di propagazione di origine sconosciuta. Attualmente questi impianti sono già in grado di produrre polline e costituiscono una seria minaccia di inquinamento genetico della popolazione autoctona.

Minaccia 3: danneggiamento ed estirpazioni illegali degli individui relitti del popolamento naturale di Taxus baccata dell’habitat "Boschi a dominanza di faggio e/o querce degli Appennini con Ilex e Taxus"

Questa specie si trova oggi in via di scomparsa ed è rappresentata da pochi individui a causa delle difficoltà di rinnovazione naturale e alla sua collocazione in un’area a rischio in quanto prossima alla strada principale dove le piante possono essere danneggiate dal turismo occasionale. La scarsa diffusione di questa specie mette a repentaglio la sua stessa conservazione rischiando che nel tempo, per estirpazioni illegali e danneggiamento dell’habitat, questa specie possa scomparire.

Minaccia 4: riduzione degli habitat disponibili per la Salamandrina terdigitata per l’abbandono di fontanili e per l’abbandono di sorgenti lungo i corsi d’acqua.

Al momento non si conosce l’effettiva diffusione della specie all’interno del SIC, ma la sua probabile rarità mette a rischio la sua presenza a causa di attività in foresta realizzate senza particolari accorgimenti tesi a ridurre il disturbo negli ambienti dove essa è presente.