Distribuzione. Ecologia e problemi di conservazione della salamndrina dagli occhiali, Salamandrina Terdigitata, in provincia di Siena

 L. Favilli, S. Piazzini & G. Manganelli
Dipartimento di Scienze Ambientali, Università di Siena, Via Mattioli 4 53100 Siena

La salamandrina dagli occhiali, Salamandrina terdigitata (Lacépède, 1788) è una specie monotipica, endemica della Penisola Italiana, diffusa dall’Appennino Ligure (provincia di Genova in Liguria e di Alessandria in Piemonte) e dall’Appennino pavese (provincia di Pavia) fino all’Aspromonte, prevalentemente lungo il versante tirrenico. Predilige le aree forestali, in particolare quelle a prevalenza di latifoglie, dal livello del mare sin oltre i 1900 m, anche se si rinviene più frequentemente nella fascia altitudinale compresa tra i 200 e i 600 m. 

Conduce vita attiva di solito fra i primi di marzo e tutto novembre.  Di abitudini generalmente notturne, si rinviene all’aperto, di giorno, soprattutto con tempo nebbioso e piovoso.  Per la deposizione delle uova utilizza soprattutto corsi d’acqua a debole scorrimento, ma anche pozze e abbeveratoi.  L’ovodeposizione si compie di regola tra marzo e aprile, ma può essere anticipata a febbraio o posticipata a giugno. La salamandrina dagli occhiali è specie di interesse conservazionistico, inclusa nell’Allegato II della Convenzione di Berna, negli Allegati II e IV della direttiva 97/62 CE e negli Allegati A e B della L.R. 56/00 della Regione Toscana come specie protetta, la cui presenza può richiedere la designazione di SIR. In Toscana, la salamandrina dagli occhiali è una specie diffusa anche se localizzata.  In provincia di Siena, risulta abbastanza comune e diffusa: è presente sui Monti del Chianti, sulle Colline Metallifere, nelle medie valli dei fiumi Merse e Ombrone, nei rilievi adiacenti al massiccio vulcanico amiatino ed in una località isolata della Val d’Orcia. Nel senese frequenta prevalentemente estese aree boscate (98,5% delle località di rinvenimento), perlopiù a prevalenza di caducifoglie, spesso rappresentate da cerro (Quercus cerris), castagno (Castanea sativa) e carpino nero (Ostrya carpinifolia); più raramente si rinviene in boschi a dominanza di leccio (Quercus ilex), spesso accompagnato da altre sclerofille mediterranee.  Le località abitate dalla specie si collocano perlopiù nella fascia compresa tra 300 e 600 m (67,3% delle località di presenza), con un intervallo altitudinale compreso tra un minimo di 160 m e un massimo di 880 m. Per la riproduzione utilizza in massima parte (92% delle località di rinvenimento) corsi d’acqua perenni o che mantengono pozze residue almeno fino alla metà di agosto (in modo da permettere alle larve di compiere la metamorfosi), non inquinati, poco disturbati dall’uomo e caratterizzati da assenza di fauna ittica.  

La deposizione delle uova avviene in primavera, perlopiù tra la fine di aprile e la metà di maggio, periodo durante il quale sono state osservate femmine adulte intente a deporre le uova. Le uova vengono attaccate singolarmente a svariati corpi sommersi, come rami e foglie morte, radici sommerse, ma anche nelle anfrattuosità delle rocce lungo le rive dei corsi d’acqua.Le immissioni di fauna ittica nei siti riproduttivi, lo sfruttamento delle risorse idriche e la distruzione della vegetazione ripariale rappresentano le principali minacce per la specie. In corsi d’acqua interessati dalla presenza di trota fario (Salmo trutta), le larve di questo anfibio sono state trovate sempre in pozze laterali esterne al flusso principale; al contrario, dove le trote erano assenti, le larve erano presenti e decisamente più numerose in tutto il corso d'acqua. Nell’area chiantigiana, nell’estate 2004 si è potuto constatare come l’eccessivo prelievo idrico abbia prosciugato, a valle delle derivazioni, alcuni ruscelli nelle cui acque erano presenti numerose larve di salamandrina, provocandone la morte. 

Nei tratti di alcuni corsi d’acqua delle provincia privati della vegetazione, le larve sono risultate vistosamente più rare rispetto ai tratti dove la vegetazione ripariale non è stata tagliata. Sebbene lo sfruttamento delle risorse idriche e il taglio della vegetazione ripariale siano soggette a regolamentazione, i controlli sono spesso insufficienti e le sanzioni inadeguate e, quindi, è abbastanza improbabile che il loro impatto possa, almeno nel breve periodo, attenuarsi.  Pertanto non è azzardato prevedere che ciò possa determinare la scomparsa della salamandrina da alcuni siti del senese.

Per la salvaguardia della specie risulta di primaria importanza l’eliminazione dei salmonidi predatori di larve e competitrici alimentari degli adulti durante la fase di vita acquatica, il mentenimento della vegetazione ripariale, la regolamentazione dei prelievi idrici, il ripristino di siti potenzialmente utilizzabili per la riproduzione (come abbeveratoi e pozze interrati) e la creazione di nuovi in aree nelle quali sono scarsi o non più disponibili.