La gestione dei boschi relittuali di abete bianco nell'Appennino centro-meridionale

Bartolomeo Schirone, Gianluca Piovesan
Dipartimento Ambiente e Foreste Università della Tuscia

Il progetto "Tutela habitat con abete bianco nei SIC dell'Appennino centro-meridionale" si è sviluppato nell'arco di cinque anni articolandosi in due fasi (LIFE99NAT/IT/6260 I e II) e ha avuto come obbiettivo la definizione di linee guida per la gestione dei Siti di Interesse Comunitario. I nuclei di abetina considerati in questo progetto sono tra i più rappresentativi di quella porzione dell'Appennino (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata), caratterizzata da un clima a marcata siccità estiva Si tratta di cenosi situate in corrispondenza di aree rifugiali, che già avevano consentito all'abete di superare la grande crisi dell'ultimo periodo glaciale, con caratteri ecologici peculiari quali:

L'approccio dendrologico, nella Riserva Abetina di Rosello, ha permesso di individuare 7 tipi di popolamenti, distinguendo le seguenti formazioni:

  1. abetina ;

  2. popolamento misto a dominanza di abete e faggio;

  3. popolamento misto di latifoglie con abete;

  4. popolamento misto a dominanza di faggio e cerro;

  5. cerreta;

  6. frassineto;

  7. popolamento misto a dominanza di acero campestre.

In sintesi, gli interventi da eseguire potranno essere, interventi diretti di carattere selvicolturale, volti alla rinaturalizzazione delle aree rimboschite, eseguendo dei diradamenti nei tratti di bosco ad altofusto più denso e tagli di conversione, così da facilitare l'ingresso di specie tardo-successionali.

Nei tratti in cui la rinnovazione di abete è scarsa, si dovrà intervenire con infrasemine e sottopinatagioni utilizzando, naturalmente, materiale locale. Infine dovranno essere vietate le ripuliture del sottobosco, operazioni purtroppo consuetudinarie, ma inutili e dannose.

Potranno essere eseguiti anche interventi indiretti di conservazione delle cenosi, quali ad esempio, ampliare, dove possibile, la superficie delle aree protette; vietare l'esercizio del pascolo eventualmente giungendo a recintare le aree più vulnerabili delle riserve; evitare la liberazione di ungulati selvatici almeno fino a quando si saranno ricostituite le architetture proprie della foresta vetusta; esercitare un adeguato controllo sul flusso turistico; provvedere ad una serie di piccole sistemazioni idrauliche (regimazione delle acque e consolidamento dei versanti) per evitare l'innesco di pericolosi processi erosivi.