AZIONI D’INTERVENTO – C4

Interventi selvicolturali finalizzati alla rinaturalizzazione di impianti artificiali di conifere fonte di inquinamento genetico delle popolazioni di abies alba autoctone. 

Area d'intervento

Fustaie di pino nero

Gli impianti di pino nero sono localizzati nella porzione settentrionale in vicinanza del confine del SIC, in località Podere Piscinelli, oltre a piccoli nuclei sparsi in vicinanza della Direzione. Si tratta in gran parte di proprietà private in corso di acquisto da parte della Comunità Montana attraverso l’azione B.1 del presente LIFE Natura. Le conifere derivano tutte da opere di rimboschimento, eseguite su terreni occupati da ex pascoli marginali, ex coltivi o come rinfoltimento di ampie radure intercalate ai cedui. La maggior parte degli impianti risale al periodo che va dal 1950 al 1988 quando, con contributi statali, furono realizzati con sesto d’impianto di 2,5m x 2,5m. Il mediocre stato vegetativo di questi soprassuoli è imputabile in buona parte all’assenza di interventi colturali; la maggior parte dei rimboschimenti presenta infatti eccessiva densità, con soggetti filati e deperienti, si notano fusti cimati e schianti su piante sparse e a piccoli gruppi. Insieme al pino nero sono stati introdotti in proporzioni limitati sia per gruppi che per pedali, pino silvestre e abete bianco, mentre preesistenti l’impianto sono presenti piante sparse e piccoli gruppi di cerro, acero opalo, acero montano ecc. 

Fustaie di abete bianco.

I rimboschimenti di abete bianco sono concentrati a partire dalla località la Direzione e proseguendo lungo la strada che porta a Podere S. Filippo.Si distinguono due principali nuclei: uno allo stadio di fustaia ed uno in fase ancora di perticaia. Lo stadio di fustaia è rappresentato da due appezzamenti che sono caratterizzati da condizioni vegetative variabili da mediocri a scadenti, parzialmente sottoposti in passato ad un taglio sanitario (particella 10 uds 04 e particella 26 uds 06). Lo scadente stato fitosanitario è da imputare alla batteriosi che determina il cosìdetto cuore bagnato dell’abete bianco. La presenza diffusa di patologie è probabilmente da attribuire al suolo su cui questi impianti furono effettuati. Infatti in questi tipi di appezzamenti, per lungo tempo coltivati, presentano caratteristiche biochimiche molto diverse da quelle riscontrabili in suoli di tipo forestale. Inoltre è frequente, negli impianti artificiali eseguiti circa 60 anni fa, la lavorazione di tipo superficiale che quasi sempre manteneva inalterata la così detta suola di aratura che si formava per le ripetute lavorazioni a profondità costante che venivano operate in passato attraverso l’impiego di sistemi di lavorazione di tipo tradizionale. Queste formazioni a causa del loro stato, sono soggette a deperimenti diffusi, a crolli e a fenomeni estesi di instabilità. E’ per questo motivo che tra le prescrizioni che si leggono sul Piano di Gestione della Foresta vengono definiti alcuni tagli rasi con rinnovazione artificiale posticipata. Gli altri lembi di abetina sono invece rappresentati da discrete perticaie, ancora dense all’interno delle quali si rinvengono comunque altre specie tra cui alcuni esemplari di Pino nero e latifoglie quali acero montano, acero campestre, acero opalo.

Fustaie di conifere varie

Come per gli altri soprassuoli analizzati anche questi constano di modesti appezzamenti interclusi alla foresta seminaturale. Il soprassuolo di maggiore estensione è situato presso il Fosso di S. Ignazio dove vegeta una fustaia matura di circa 60 anni costituita da abete rosso, abete bianco, pino nero e pino silvestre. La densità disforme del popolamento, imputabile a graduali schianti, ha favorito la diffusione di un discontinuo novellame di abete, perlopiù affermato.

Sul versante sud della Roccaccia sono infine presenti due nuclei di piccola estensione che sono frutto di rinfoltimenti effettuati in passato del ceduo di latifoglie. Questi due nuclei sono costituiti per lo più da pino nero al quale si alternano alcuni esemplari di abete bianco. Lo stadio di sviluppo è assimilabile alla perticaia adulta-giovane fustaia. Lo stato vegetativo appare mediocre.

 

 

SCHEMA RIEPILOGATIVO DELLE ATTIVITA’

Obiettivo dell’azione

Ridurre la componente alloctona di abete bianco e avviare un processo di riduzione delle altre conifere esotiche presenti nel SIC.

 

Modalità di intervento

Sono previsti due tipi di intervento: taglio raso e diradamento. Il taglio raso riguarda una porzione di fustaia di abete bianco di 6 ettari all’interno della quale vengono effettuati tagli rasi a buche. Successivamente è previsto l’impianto a due anni circa dall’intervento a integrare l’eventuale rinnovazione naturale che si è insediata dopo l’utilizzazione. Il diradamento riguarda soprassuoli di conifere con abete bianco e pino nero e viene effettuato con diradamento di tipo misto (selettivo) intaccando in media il 30% della massa legnosa presente. Tale diradamento viene concentrato in prossimità di piante di latifoglie che possono produrre seme e diffondersi quindi all’interno dell’impianto rinaturalizzandolo.